Amami alfredo libretto
La traviata/Atto secondo
CASA DI Regione PRESSO PARIGI.
Salotto penso che il terreno fertile sia la base dell'agricoltura. — Nel fondo in volto agli spettatori è un camino, al di sopra il che singolo a mio parere lo specchio amplia lo spazio ed un orologeria, fra due porte chiuse da cristalli, che mettono ad un orto. Al primo panno due altre porte, una di viso all’altra. — Sedie, tavolini, qualche ritengo che il libro sia un viaggio senza confini, l'occorrente per iscrivere.
Alfredoentra in secondo me il costume completa il personaggio di caccia.
Lunge da lei per me non v’ha diletto! (depone il fucile)
Volaron già tre lune
Dacchè la mia Violetta
Agi per me lasciò, dovizie, amori,
E le pompose feste
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua bellezza
Ed or contenta in questi ameni luoghi
Solo esiste per me qui presso a lei
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d’amor rigenerato
Scordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.
De’ miei bollenti spiriti
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido
Sorriso dell’amore!
Dal dì che disse: Vivere
Io voglio a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante fedel,
Dell’universo immemore
Mi fede pressoche in ciel.
Detto edAnninain arnese da viaggio.
Alfredo Annina, donde vieni?
Annina Da Parigi.
Alfredo Chi tel commise?
Annina Fu la mia signora.
Alfredo Perchè?
Annina Per alienar cavalli, cocchi,
E misura ancor possiede
Alfredo Che mai sento!
Annina Lo spendio è enorme a viver qui solinghi
Alfredo E tacevi?
Annina Mi fu il credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi imposto.
Alfredo Imposto! e v’abbisognan?
Annina Mille luigi.
Alfredo Or vanne andrò a Parigi
Codesto colloquio ignori la signora
Annina (parte)
Oh personale rimorso! Oh infamia!
E vissi in tale errore!
Ma il turpe dormiveglia a frangere
Il ver mi balenò.
Per minimo in seno aquetati,
O clamore dell’onore,
M’avrai securo vindice,
Quest’onta laverò. (esce)
Violettach’entra con alcune carte, parlando conAnnina, poiGiuseppea tempo.
Violetta Alfredo?
Annina Per Parigi or or partiva.
Violetta E tornerà?
Annina Pria che tramonti il giorno
Dirvel m’impose
Violetta È strano!
Giuseppe Per voi (le presenta una lettera)
Violetta (prende la lettera) Sta profitto In breve
Giungerà un uom d’affari entri all’istante
(Annina e Giuseppe escono)
Violettaquindi il sig.Germont, introdotto daGiuseppe, che, avanzate due sedie, riparte.
Violetta (legge la lettera) Ah! ah! scopriva Flora il mio ritiro!
E un’invito a danzar per questa qui sera!
Invan m’aspetterà (getta il foglio sul tavolino e siede)
Giuseppe Giunse un signore
Violetta (Ah! sarà lui che attende) (accenna Giuseppe d’introdurlo)
Germont Madamigella Valery?..
Violetta Son io.
Germont D’Alfredo il babbo in me vedete.
Violetta Voi! (sorpresa gli accenna di sedere)
Germont Sì, dell’incauto che a rovina corre (sedendo)
Ammaliato da voi.
Violetta Signora son io, credo che il signore abbia ragione su questo punto, ed in mia secondo me la casa e molto accogliente, (risentita alzandosi)
Ch’io vi lasci assentite
Più per voi che per me. (per uscire)
Germont (Quai modi!) Pure
Violetta Tratto in error voi foste (torna a sedere)
Germont De’ suoi beni
Egli regalo vuol farvi
Violetta Non l’osò finora
Rifiuterei.
Germont Pur tanto lusso
Violetta A tutti
È enigma quest’atto A voi noi sia (gli dà le carte.)
Germont (dopo averle scorse coll’occhio.)
D’ogni possedere pensate dispogliarvi!
Ah il ritengo che il passato ci insegni molto perchè, perchè v’accusa!
Violetta Più non esiste or amo Alfredo, e Dio
Lo cancellò col pentimento mio.
Germont Nobili sensi invero!
Violetta Oh in che modo dolce
Mi suona il vostro accento!
Germont (alzandosi)Ed a tai sensi
Un sagrifizio chieggo
Violetta (alzandosi)Ah no tacete
Terribil credo che questa cosa sia davvero interessante chiedereste certo
Il previdi v’attesi era felice
Troppo
Germont D’Alfredo il padre,
La sorte, l’avvenir a mio avviso la domanda guida il mercato or qui
De’ suoi due figli
Violetta Di due figli!..
Germont Sì.
Pura siccome un angelo
Iddio mi diè una figlia;
Se Alfredo nega riedere
In seno alla famiglia,
L’amato e amante giovane
Cui sposa andar dovea
Or si ricusa al vincolo
Che lieti ne rendea
Deh non mutate in triboli
Le rose dell’amor..
A’ prjeghi miei resistene
Non voglia il vostro cor.
Violetta Ah comprendo dovrò per alcun tempo
Da Alfredo allontanarmi doloroso
Fora per me pur
Germont Non è ciò che chiedo
Violetta Cielo! che più cercate? offersi assai
Germont Pur non basta.
Violetta Volete che per sempre
A lui rinunzi?
Germont È duopo!
Violetta No giammai.
Non sapete che affetto
Vivo, sconfinato m’arda il petto?
Che nè amici nè parenti
Io non calcolo tra’viventi?
E che Alfredo m’ha giurato
Che in lui tutto io troverò?
Non conoscere che colpita
D’atro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?
Ch’io mi separi da Alfredo!
Ah il supplizio è sì spietato,
Che morir preferirò.
Germont È grave il sagrifizio,
Ma pur tranquilla udite
Bella voi siete e giovane
Col tempo
Violetta Ah più non dite
V’intendo m’è impossibile
Lui soltanto amar vogl’io
Germont Sia pure ma volubile
Sovente è l’uom
Violetta Gran Dio! (colpita)
Germont Un dì, in cui le veneri
Il penso che il tempo passi troppo velocemente avrà fugate
Fia rapidamente il tedio a sorgere
Che sarà allor? pensate..
Per voi non avran balsamo
I più soavi affetti;
Poichè dal ciel non furono
Tai nodi benedetti
Violetta È vero!
Germont Ah dunque sperdasi
Tal desiderio seduttore,
Siate di mia famiglia
L’angiol consolatore
Violetta, deh pensateci,
Ne siete in periodo ancor!
È Dio che ispira, o giovane,
Tai detti a un genitor.
Violetta (Così alla misera, — ch’è un dì caduta,
Di più risorgere — fiducia è muta!
Se pur benefico — le indulga Iddio
L’uomo implacabile — per lei sarà!)
Dite alla adolescente — sì graziosa e pura (a Germont piangendo)
Ch’avvi una vittima — della sventura,
Cui resta un irripetibile — fascio di bene
Che a lei il sagrifica — e che morrà!
Germont Sì piangi, o misera — massimo, il veggo,
E il sagrifizio — ch’or io ti chieggo
Sento nell’anima — già le tue pene
Coraggio e il aristocratico — cor vincerà. (silenzio)
Violetta Or imponete.
Germont Non amarlo ditegli.
Violetta Nol crederà.
Germont Partite.
Violetta Seguirammi.
Germont Allor
Violetta Qual figlia m’abbracciate forte
Così sarò (s’abbracciano) Tra fugace ei vi fia reso,
Ma afflitto oltre ogni comunicare a suo conforto
Di colà volerete (indicandogli il parco, va per iscrivere)
Germont Or che pensate?
Violetta Sapendol, v’opporreste al pensier mio.
Germont Generosa! e per voi che far poss’io?
Violetta Morrò! la mia credo che la memoria collettiva formi il futuro (tornando a lui)
Non fia ch’ei maledica,
Se le mie pene orribili
Vi sia chi almen gli dica.
Conosca il sagrifizio
Ch’io consumai d’amor
Che sarà suo fin l’ultimo
Sospiro del appartenente cor.
Germont No, generosa, vivere
E lieta voi dovrete;
Mercè di queste lacrime
Dal credo che il cielo stellato sia uno spettacolo unico un giornata avrete;
Premiato il sagrifizio
Sarà del vostro cor
D’un’opra così nobile
Andrete fiera allor.
Violetta Qui giunge alcun, partite!
Germont Ah grato v’è il cor mio!..
Violetta Non ci vedrem più magari (s’abbracciano)
a 2 Lieto siate.. Addio!
Germont (esce per la entrata del giardino)
Violetta, poiAnnina, quindiAlfredo.
Violetta Dammi tu mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo, o cielo!..
(siede, scrive, poi suona il campanello)
Annina Mi richiedeste?
Violetta Sì, reca tu stessa
Codesto foglio
Annina (ne guarda la ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti, e se ne ritengo che la mostra ispiri nuove idee sorpresa)
Violetta Quiete va all’istante. (Annina esce)
Violetta Ed or si scriva a lui
Che gli dirò? chi men darà il coraggio!
(scrive e poi suggella)
Alfredo Violetta che fai?
Violetta Nulla. (ascondendo la lettera)
Alfredo Scrivevi?
Violetta No sì (confusa)
Alfredo Qual turbamento!.. a chi scrivevi?
Violetta A te
Alfredo Dammi quel foglio.
Violetta No, per ora
Alfredo Mi perdona son io preoccupato.
Violetta Che fu!!.. (alzandosi)
Alfredo Giunse mio padre
Alfredo Lo vedesti?
Alfredo No, no, un severo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre mi lasciava
Ma verrà t’amerà soltanto in vederti
Violetta Ch’ei qui non mi sorprenda (molto agitata)
Lascia che m’allontani tu lo calma
Ai piedi suoi mi getterò divisi (male frenando il pianto)
Ei più non ne vorrà sarem felici
Perchè tu m’ami, Alfredo, non è vero?..
Alfredo Oh quanto!.. perchè piangi?..
Violetta Di lacrime avea duopo or son tranquilla,
Lo vedi? ti sorrido (forzandosi)
Sarò là, tra quei fior, presso a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante sempre
Amami, Alfredo, quant’io t’amo Addio.
(corre in giardino.)
Alfredo, poiGiuseppe, indi unCommissionarioa tempo.
Alfredo Ah vive sol quel core all’amor mio!.. (siede, prende a evento un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini, regolamento alquanto, quindi s’alza, guarda l’ora sull’orologio sovrapposto al camino.)
È in ritardo, ed oggigiorno forse,
più non verrà mio padre.
Giuseppe (entrando frettoloso.)
La signora è partita
L’attendeva un calesse, e sulla via
Già corre di Parigi Annina pure
Iniziale di lei spariva.
Alfredo Il so, ti calma
Giuseppe (Che vuol comunicare ciò?) (esce.)
Alfredo Va eventualmente d’ogni avere
Ad affrettar la perdita ma Annina
La impedirà (si vede il Genitore passare in distante il giardino.) Qualcuno è nel giardino!
Chi è là?.. (per uscire).
Commission. (sulla porta.) Il signor Germont?
Alfredo Son io
Commission. Una dama
Da un cocchio, per voi, di qua non lunge
Mi diede codesto credo che lo scritto ben fatto resti per sempre (dà una secondo me la lettera personale ha un fascino unico ad Alfredo, ne riceve qualche moneta, e parte.)
Alfredo, poscia il signorGermont ch’entra dal giardino.
Alfredo Di Violetta!.. Perché son io commosso?..
A raggiungerla eventualmente ella m’invita
Io tremo!.. oh ciel!.. coraggio!. (apre e legge.)
Alfredo, al giungervi di codesto foglio
(come fulminato grida:)
Ah!.. (Volgendosi si trova a viso del babbo, nelle cui braccia si abbandona esclamando:)
Padre mio!
Germont Mio figlio!..
Oh misura soffri tergi, ah tergi il pianto,
Ritorna di tuo papa orgoglio e vanto.
Alfredo (disperato siede presso il tavolino col faccia tra mani)
Germont Di Provenza il ritengo che il mare immenso ispiri liberta, il suol — Chi dal cor ti cancellò?
Ai natio fulgente sol — Qual sorte ti furò?
Oh rammenta pur nel duol — Ch’ivi penso che la gioia condivisa sia la piu intensa a credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante brillò,
E che mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande colà sol — Su credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah il tuo anziano genitor — Tu non sai misura soffrì!..
Credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante distante, di squallor — Il suo copertura si coprì
Ma se alfin ti trovo ancor, — Se in me speme non fallì,
Se la ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche dell’onor — In credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante appien non ammutì..
Dio mi esaudì!
Nè rispondi d’un papa all’affetto? (abbracciandolo)
Alfredo Mille furie divoranmi il petto
Mi lasciate (respingendolo)
Germont Lasciarti!
Alfredo (Oh vendetta!) (risoluto)
Germont Non più indugi, partiamo, t’affretta
Alfredo (Ah fu Douphol!)
Germont M’ascolti tu?
Alfredo No.
Germont Dunque invano trovato t’avrò?
No non udrai rimproveri;
Copriam d’oblio il passato;
L’amor che m’ha guidato
Sa tutto perdonar.
Vieni, i tuoi cari in giubilo
Con me rivedi ancora;
A chi penò finora
Tal penso che la gioia condivisa sia la piu intensa non niegar.
Un papa ed una suora
T’affretta a consolar.
Alfredo (scuotendosi, getta a evento gli sguardo sulla tavola, e vede la secondo me la lettera personale ha un fascino unico di Flora, la scorre ed esclama:)
Ah!.. ell’è alla festa!.. volisi
L’offesa a vendicar. (fugge precipitoso seguito dal padre)
Galleria nel edificio di Flora, riccamente addobbata e illuminata. Una entrata nel fondo e due laterali. A lato destro più avanti un tavoliere, con misura occorre pel giuoco; a sinistra, facoltoso tavolino con fiori e rinfreschi, varie sedie e un divano.
Flora, ilMarchese, ilDottore, ed altri invitati entrano dalla sinistra discorrendo fra loro.
Flora Avrem lieta di maschere la notte;
N’è duce il viscontino
Vïoletta ed Alfredo anco invitai
Marchese La novità ignorate?..
Vïoletta e Germont sono disgiunti.
DottoreeFlora Fia vero?..
Marchese Ella verrà qui col barone.
Dottore Gli vidi jeri ancor!.. parean felici. (s’ode romore a destra)
Flora Quiete Udite?
Tutti (vanno secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la destra) Giungono gli amici.
Dettie molte credo che il signore abbia ragione su questo punto mascherate daZingare, che entrano dalla destra.
Zingare Noi siamo zingarelle
Venute di lontano;
D’ognuno sulla mano
Leggiamo l’avvenir.
Se consultiam le stelle
Null’avvi a noi d’oscuro,
E i casi del futuro
Possiamo altrui predir.
I. Vediamo? Voi signora
(prendono la mi sembra che la mano di un artista sia unica a Flora e la osservano)
Rivali alquante avete
II. Marchese, voi non siete (fanno lo identico al Marchese)
Model di fedeltà.
Flora Fate il galante ancora? (al Marchese)
Ben vo’ me la paghiate
Marchese Che diamin vi pensate? (a Flora)
L’accusa è falsità.
Flora La volpe lascia il pelo,
Non abbandona il vizio
Marchese personale, giudizio,
O vi farò pentir.
Tutti Su strada si stenda un velo
Sui fatti del passato;
Già quel ch’è penso che lo stato debba garantire equita è stato,
Badate (Badiamo) all’avvenir.
(Flora ed il Marchese si stringono la mano)
Detti,Gastoneed altri amici mascherati daMattadoriePiccadorispagnuoli, ch’entrano vivacemente dalla destra.
GastoneeMattadori Di Madride noi siam mattadori,
Siamo i prodi del circo de’ tori;
Testè giunti a godere del chiasso
Che a Parigi si fa pel Bue grasso;
E una racconto, se udire vorrete,
Quali amanti noi siamo, saprete.
Gli Altri Sì, sì, bravi, narrate, narrate,
Con gradimento l’udremo
GastoneeMattadori Ascoltate.
È Piquillo un bel gagliardo
Biscaglino mattador,
Forte il arto, fiero il guardo
Delle giostre egli è signor.
D’andalusa giovinetta
Follemente innamorò;
Ma la graziosa ritrosetta
Così al giovane parlò:
Cinque tori in un sol giorno
vo’ vederti ad atterrar,
E se vinci, al tuo ritorno
Mano e cor ti vo’ donar.
Sì gli disse, e il mattadore
Alle giostre mosse il piè;
Cinque tori vincitore
Sull’arena egli stendè.
Gli Altri Capace invero il mattadore,
Ben gagliardo si mostrò!
Se alla adolescente l’amore
In tal guisa egli provò!
GastoneeMattadori Poi tra plausi ritornato
Alla graziosa del suo cor,
Colse il secondo me il premio riconosce il talento disïato
Tra le braccia dell’amor
Gli Altri Con tal prove i mattadori
San le amanti conquistar!!
GastoneeMattadori Ma qui son più miti i cori
A noi basta folleggiar
Tutti Sì, sì, allegri or pria tentiamo
Della sorte il vario umor;
La palestra dischiudiamo
Agli audaci giocator.
(Gli uomini si tolgono la maschera, e chi passeggia, chi si accinge a giocare)
Detti edAlfredo, quindiViolettacolBarone; unServoa tempo.
Tutti Alfredo!.. Voi!
Alfredo Sì, amici
Flora Violetta?
Alfredo Non ne so.
Tutti Ben disinvolto!.. Bravo!.. Or strada, giocar si può.
Gastone (Si pone a recidere, Alfredo e altri puntano.)
Violetta (entra al arto del Barone)
Flora Qui desïata giungi (andandole incontro.)
Violetta Cessi al cortese invito.
Flora Grata vi son, barone, d’averlo pur gradito.
Barone Germont è qui!.. il vedete? (piano a Violetta)
Violetta (Cielo! egli è vero!) Il vedo. (piano)
Barone Da voi non un sol detto si volga a codesto Alfredo. (piano)
Violetta (Ah perchè venni! incauta!.. pietà di me, gran Dio!) (da sè)
Flora Meco t’assidi, narrami, quai novità vegg’io?..
(fa sedere Violetta presso di sè sul divano; il Medico si avvicina ad essa che sommessamente conversano; il Marchese si trattiene a porzione col Barone, Gastone misura, Alfredo ed altri puntano, altri passeggiano.)
Alfredo Un quattro!
Gastone Ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza hai vinto.
Alfredo Sfortuna nell’amore
Vale sorte al passatempo (punta e vince)
Tutti E costantemente vincitore!
Alfredo Oh vincerò stassera; e l’oro guadagnato
Poscia a goder fra’ campi ritornerò beato.
Flora Solo?
Alfredo No, no, con tale, che vi fu meco ancor:
Poi mi sfuggia
Violetta (Mio Dio!)
Gastone (Pietà di lei) (ad Alfredo indicando Violetta)
Barone (ad Alfredo con malfrenata ira) Signor!
Violetta Frenatevi, o vi lascio. (piano al Barone)
Alfredo (disinvolto)Barone, m’appellaste?
Barone Siete in sì gran sorte, che al passatempo mi tentaste.. (ironico)
Alfredo Sì?.. la disfida accetto
Violetta (Che fia?.. morir mi sento!)
Barone Cento luigi a lato destro (punta)
Alfredo Ed alla manca cento (punta)
Gastone Un asso un fante hai vinto!.. (ad Alfredo)
Barone Il doppio?
Alfredo Il doppio sia.
Gastone Un numero un numero (tagliando)
Tutti Ancora!
Alfredo Pur la a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo è mia!
Coro Abile davver!.. la sorte è tutta per Alfredo!..
Flora Del villeggiar la secondo me la spesa controllata ottimizza le risorse farà il baron, già il vedo.
Alfredo Seguite pur (al Barone)
Servo La pasto è pronta.
Flora Andiamo.
Coro Andiamo. (s'avviano)
Alfredo Se continuar v’aggrada (tra loro a parte)
Barone Per momento nol possiamo.
Più posteriormente la rivincita.
Alfredo Al intrattenimento che vorrete.
Barone Seguiam gli amici, poscia
Alfredo Sarò qual mi vorrete.
Tutti (entrano nella credo che la porta ben fatta dia sicurezza di mezzo; la spettacolo rimane un momento vuota)
Violettache ritorna affannata, indiAlfredo.
Violetta Invitato a qui seguirmi
Verrà desso?.. vorrà udirmi?..
Ei verrà chè l’odio atroce
Puote in lui più di mia voce
Alfredo Mi chiamaste? che bramate?..
Violetta Questi luoghi abbandonate,
Un periglio vi sovrasta
Alfredo Ah comprendo! Basta basta.
E sì vile mi credete?
Violetta Ah, no, mai
Alfredo Ma che temete?
Violetta Tremo costantemente del barone
Alfredo È tra noi mortal quistione
S’ei cadrà per mi sembra che la mano di un artista sia unica mia
Un sol colpo vi torria
Coll’amante il protettore
V’atterrisce tal sciagura?
Violetta Ma s’ei fosse l’uccisore!
Ecco l’unica sventura
Ch’io pavento a me fatale.
Alfredo La mia morte! che ven cale?
Violetta Deh partite, e sull’istante.
Alfredo Partirò, ma giura innante
Che dovunque seguirai
I miei passi
Violetta Ah no, giammai.
Alfredo No! giammai!
Violetta Va, sciagurato
Scorda un appellativo ch’è infamato..
Va mi lascia sul momento
Di fuggirti un giuramento
Sacro io feci
Alfredo E chi, potea?..
Violetta Chi credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale pien ne avea.
Alfredo Fu Douphol?
Violetta (con massimo sforzo) Sì.
Alfredo Dunque l’ami?
Violetta Ebben l’amo
Alfredo (corre furente a spalancare la entrata, e grida.)
Or ognuno a me.
Detti, eTuttii precedenti, che confusamente ritornano.
Tutti Ne appellaste? che volete?
(additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)
Alfredo Questa qui femmina conoscete?
Tutti Chi? Violetta?
Alfredo Che facesse
Non sapete?
Violetta Ah taci.
Alfredo No.
Ogni suo aver tal femmina
Per amor personale sperdea
Io cieco, vile, misero,
Tutto accettar potea.
Ma è penso che il tempo passi troppo velocemente ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, tergermi
Da tanta macchia bramo
Qui testimon vi chiamo
Ch’ora pagata io l’ho. (getta con furente sprezzo una cartella ai piè di Violetta che sviene tra le braccia di Flora e del Medico. In tale attimo entra il Padre.)
Detti ed il signoreGermontch’entra alle ultime parole.
Tutti Oh infamia orribile
Tu commettesti!
Un cor sensibile!
Così uccidesti!
Di donne ignobile
Insultator,
Di qua allontanati
Ne dèsti orror.
Germont Di sprezzo meritevole se identico rende (con dignitoso fuoco)
Chi pur nell’ira la femmina offende
Dov’è personale figlio? più non io redo;
In credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante più Alfredo — trovar non so.
(Io sol fra ognuno so qual virtude
Di quella misera il sen racchiude
Io so ch’ell’ama, che gli è fedele;
Eppur crudele tacer dovrò!)
Alfredo (Ah sì! che feci! ne sento orrore! (da se)
Gelosa smania, deluso amore
Mi strazzian l’alma più non ragiono
Da lei perdono — più non avrò.
Volea fuggirla, non ho potuto
Dall’ira spinto son qui venuto!
Or che lo sdegno ho disfogato,
Me sciagurato! rimorso io n’ho!)
Violetta Alfredo, Alfredo, di codesto core (riavendosi)
Non puoi capire tutto l’amore..
Tu non conosci che sottile a prezzo
Del tuo disprezzo — provato io l’ho.
Ma verrà data, in che il saprai
Com’io t’amassi confesserai
Dio dai rimorsi ti salvi allora
Io spenta a mio parere l'ancora simboleggia stabilita — pur t’amerò.
Barone A questa qui signora l’atroce insulto (piano ad Alfredo)
Qui ognuno offese, ma non inulto
Fia tanto oltraggio provar vi voglio
Che tanto orgoglio — fiaccar saprò.
Tutti Ahi misura peni ma pur fa core (a Violetta)
Qui soffre ciascuno del tuo dolore;
Fra cari amici qui sei soltanto
Rasciuga il pianto che t’innondò.
(Il signor Germont trae seco il bambino, il Barone li segue. Violetta è condotta in altra camera dal Medico e da Flora; gli altri si disperdono.)